Ero piccola e paffutella quando a 5 anni giocherellavo nell’ufficio stile, all’epoca mio padre possedeva una grande azienda di abbigliamento. I giocattoli non mi attraevano a sufficienza, preferivo di gran lunga l’azienda con i suoi mille uffici, preferivo disturbare gli impiegati con domande curiose, ma tra tutti gli uffici quello che catturava più di tutti la mia attenzione era sicuramente quello dedicato allo stile e all’ ideazione dei prototipi.
Mi sentivo a casa in quel magico luogo dove, dopo un lungo processo, i disegni diventavano realtà e rendevano belle tante donne: infiniti tessuti, bottoni, campioni, matite colorate, disegni, tutto ciò era pura magia per me che nonostante la mia tenera età mi divertivo fingendomi una stilista acclamata.
M’innamorai di quel mondo lentamente, un passo per volta.
Eseguivo i compiti in maniera rigorosa nella ricreazione per avere del tempo libero da passare in azienda. Iniziai a scarabocchiare, copiare, colorare ed inventare su carta finché non imparai ad usare i programmi di grafica.
Questo era quello che succedeva di solito: quando tutti i dipendenti andavano via, io restavo da sola in ufficio, mi appropriavo di qualche computer per esercitarmi, per poi mettere in piedi la mia collezione. Ero minuscola, ma già super determinata, disegnavo e padroneggiavo le tecniche base di Photoshop fino al punto di ideare una collezione tutta mia.
Ero piccola ma i miei sogni, al contrario della mia statura, erano già grandissimi.